Blog Tour: La vita è un romanzo, Guillaume Musso – Flora Conway: autrice, madre.

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Ciao lettori! Torno oggi a parlarvi di La vita è un romanzo di Guillaume Musso, edito La nave di Teseo e uscito in Italia il 27 Agosto. Poiché vi ho già portato la recensione del romanzo, oggi vi parlerò di altro, ossia della figura di Flora Conway, uno dei personaggi principali. Ringrazio ancora una volta Ylenia di Cronache di lettrici accanite per aver organizzato l’evento, e la casa editrice per aver fornito la copia.

Trama

“Carrie, mia figlia di tre anni, è sparita mentre giocavamo a nascondino nel mio appartamento di Brooklyn.” La denuncia di Flora Conway, una famosa scrittrice nota per la sua riservatezza, sembra un enigma senza soluzione. Nonostante il clamoroso successo dei suoi libri, Flora non partecipa mai a eventi pubblici, né rilascia interviste di persona: il suo unico tramite con il mondo esterno è Fantine, la sua editrice. La vita di Flora è avvolta dal mistero come la scomparsa della piccola Carrie. La porta dell’appartamento e le finestre erano chiuse, le telecamere del vecchio edificio di New York non mostrano alcuna intrusione, le indagini della polizia non portano a nulla. Dall’altra parte dell’Atlantico, a Parigi, Romain Ozorski è uno scrittore dal cuore infranto. Vorrebbe che la sua vita privata fosse metodica come i romanzi che scrive di getto, invece la moglie lo sta lasciando e minaccia di portargli via l’adorato figlio Théo. Romain è l’unico che possiede la chiave per risolvere il mistero di Flora, e lei è decisa a trovarlo a tutti i costi.

Editore: La Nave di Teseo

Data di Pubblicazione: 27 Agosto 2020

Pagine: 272

Prezzo: 18,00€

Chi è Flora Conway? È una domanda che si pongono parecchie persona, all’interno del romanzo, e che ci poniamo spesso anche noi durante la lettura. Nasce innanzitutto come scrittrice, anche se molto riservata. Difficilmente appare in pubblico, non partecipa a premiazioni importanti come il premio Kafka e risponde alle interviste solamente per email. Ha un sacco di idee sulla scrittura, anche contraddittorie: da un lato quella poetica per cui la giusta stilografica possa aiutare nella creazione e stesura del giusto romanzo, dall’altro che tutto è già dentro la nostra mente, e non ci vuole una penna particolare per poterlo mettere nero su bianco.

Perdere un figlio non è il tipo di sofferenza che si può vivere come una prova capace di renderti più forte una volta che l’avrai superata. È una sofferenza che ti spezza in due. E che ti lascia a terra sul campo di battaglia, senza la speranza che la tua ferita possa un giorno essere guarita.

Oltre a questo, però, Flora Conway è anche una madre. Una madre single, poiché il padre della bambina vive lontano e no se ne occupa. Una madre che ormai vive per la figlia, l’ha iscritta in una scuola montessoriana, e passa ogni attimo della sua giornata totalmente insieme alla figlia: al parco, a mangiare il gelato, andando a prenderla a scuola a piedi e giocando insieme a nascondino, questi sono solo alcuni dei tanti passatempi che le due svolgono insieme. Flora, con la nascita della sua Carrie, è come se decidesse di abbandonare la vita da scrittrice per dedicarvisi totalmente, anima e corpo. Con la scomparsa della figlia, quindi Flora si vede il mondo crollarle addosso e iniziano i suoi tormenti.

Oltre a questo, però, Flora è molto altro. È un prodotto, anche se non un prodotto della società, anzi è molto anticonformista per parecchie caratteristiche che la compongono. Ha una mente tutta sua, riflette fuori da gli schemi, per lei è come se tutto fosse una storia. Ma allo stesso tempo è un prodotto, è un prodotto, tra le tante cose della sua editrice e amica Fantine de Vilatte, per cui prova una sorta di amore-odio.

Non posso dilungarmi oltre su quello che è Flora Conway perché è un personaggio così unico e così complesso e speciale, che ho troppa paura di fare qualche spoiler importante. Spero che la mia panoramica riesca in qualche modo a incuriosirvi su questo personaggio e su questo libro, portandovi a leggerlo, perché, come vi ho già detto nella recensione, è davvero super bello. Di seguito potete trovare le altre tappe del Blog Tour delle mie colleghe. Domani sul blog In Punta di Carta troverete un articolo che vi parlerà, come ho fatto io, di Romain Ozorski!

Review Party & Blog Tour: Cime Tempestose, Emily Bronte

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Ciao lettori! Come avete potuto vedere dalla presentazione di ieri, oggi vi parlerò di Cime Tempestose, di Emily Bronte, celebre classico contenuto nel Drago recentemente realizzato dalla Oscar Mondadori Vault, e contenente volumi e poesie più celebri delle tre sorelle. Colgo, prima di iniziare, l’occasione di ringraziare Beatrice di Eynys Paolini Books per aver organizzato l’evento, e la casa editrice per aver fornito la copia.

Trama

Da Cime Tempestose, a Jane Eyre, passando per Agnes Grey, fino ai meno noti L’angelo della tempesta, La Signora di Wildfell Hall e Shirley, le tre sorelle Bronte ci hanno lasciato romanzi immortali , capolavori della narrativa ottocentesca pieni di pathos e emozione, ciascuna con la propria voce. A questi romanzi si aggiungono i sublimi versi nei quali rivive tutto il fascino della natura selvaggia delle brughiere dello Yorkshire, tra distese d’erica, roccia e foschia. Questo volume offre l’occasione per riscoprire tre voci femminili originalissime nel panorama letterario, tra incanto, disperazione, e il desiderio insopprimibile di affermare la propria identità.

Editore: Mondadori

Data di Pubblicazione: 25 Agosto 2020

Pagine: 780

Prezzo: 28,00

Parto con una premessa: sono pessima con i classici, ne ho letti solo un paio in tutta la mia vita quindi potrei non essere il giudice migliore in questo campo. Per l’evento abbiamo deciso di non parlarvi tutte di tutti e tre i libri, ma di portarvi, ognuna di noi, la recensione di soltanto un romanzo a testa, quello scelto da me è Cime Tempestose, per cui vi parlerò di lui.

Cime Tempestose narra la storia di Heathcliff, del suo amore per Catherine, e di come questa passione alla fine li distrugga entrambi: tema centrale del libro è difatti l’effetto distruttivo che il senso di gelosia e lo spirito di vendetta possono avere sugli individui. La storia è raccontata come una sorta di lungo racconto che Ellen Dean (la governante della famiglia) racconta al signor Lockwood, il nuovo affittuario di Thrushcross Grange. La narrazione quindi avviene da un narratore esterno ai protagonisti, ma che comunque viene coinvolto nelle vicende. Anche se pubblicato circa a metà ‘800, la storia narrata risale a fine ‘700/ inizio ‘800. La narrazione è molto lineare e coerente, ricca di dettagli futili, ma questo dettaglio conferisce soprattutto veridicità al tutto poiché risulta proprio come se davvero una governante un po’ impicciona stesse qui a riferire il tutto. Non mancano comunque anche le idee che si fa sulla situazione il signor Lockwood. La lettura mi è risultata molto interessante, anche se un po’ pedante e petulante, ammetto che se non avessi letto il romanzo per un evento, ma per letture mie private, ci avrei messo molto più tempo.

Non gli dirò quanto lo amo, e non perché sia attraente, ma perché è per me più di quanto lo sia io stessa.

Le descrizioni sono molto ricche e prolisse, a volte anche contenenti dettagli inutili per la storia, ma come vi dicevo questo non è un difetto bensì un pregio considerando chi è il narratore principale della storia. Come ambientazione ci troviamo nelle lande dello Yorkshire, ricche quindi di vegetazione e che permette un’immaginario molto suggestivo. Posti che sicuramente nella mia vita voglio visitare e che mi hanno fatto davvero sognare.

Qui riesco quasi a concepire come un amore possa durare tutta una vita: mentre finora ero assolutamente convinto che nessun amore potesse resistere un anno.

I personaggi, posso dirlo? Sono i più odiosi di cui io abbia mai letto. Viziati e dispettosi oltre ogni limite, non capisco davvero come abbiano fatto a non ammazzarsi l’un l’altro entro la fine del romanzo. Vengono spesso definiti pieni di passione, ma credo sia un tipo di passione tutto loro. Mi è stato difficile empatizzare con loro visto che li ho trovati insopportabili, ma allo stesso tempo hanno avuto una caratterizzazione assai affascinante ai miei occhi poiché non mi passava assolutamente la voglia di legger di loro, ma aumentava, piuttosto, il desiderio di scoprire quale altro guaio avrebbero commesso. Quindi, sì, ho sentimenti contrastanti a riguardo.

Ho condotto una ben dura esistenza, dal giorno che ho cessato di udir la tua voce. Ma tu devi perdonarmi: perché ho lottato solo per te.

In fine, posso dire tranquillamente che Cime Tempestore non rientrerà tra i miei libri preferiti, ma sicuramente ha rappresentato per me una lettura piacevole e a cui penserò nel tempo, conservandole comunque un posto nel mio cuore. Non vedo l’ora di leggere le opere delle altre due sorelle poiché sono rimasta molto affascinata. Dò quindi un voto di 4 stelline, perché anche se non ho apprezzato particolarmente i personaggi, ritengo la storia davvero ben scritta e costruita. Il tema dell’amore, che diciamo è al centro di tutto, è trattato con molta forza e fervore, tipici delle storie di quei tempi, e ho adorato di leggere di storie tanto appassionate.

Come avrete notato nel titolo dell’articolo si parla anche di Blog Tour, questo perché abbiamo deciso di creare un evento un po’ più completo, per cui nell’articolo di ogni partecipante troverete qualche piccolo approfondimento, così come nel mio. L’argomento da me trattato è quello delle citazioni più belle. Durante la recensione ho infilato qua e là le mie citazioni preferite di Cime Tempestose, ma non mi va di lasciar da parte, invece, le citazioni più belle degli altri due romanzi contenuti all’interno del Drago.

Ecco quindi le mie citazioni preferite di Agnes Grey:

I legami che ci uniscono alla vita sono più tenaci di quanto lei non immagini; nessuno lo immagina, a meno di non aver provato fino a che punto si possan tendere senza spezzarsi.

C’è nel cuore una forza intrinseca che gli dà la forza contro la violenza esterna. Ogni colpo che lo scuote serve a indurirlo contro il colpo futuro; come il lavoro continuo indurisce la pelle delle mani e ne rafforza i muscoli invece di indebolirli.

Ogni storia vera contiene un insegnamento; può capitare tuttavia, che il tesoro sia ben nascosto e, una volta trovato, risulti esiguo e insignificante, un grinzoso gheriglio rinsecchito che miseramente ripaga la fatica di schiacciare la noce.

Ed ecco le mie citazioni preferite di Jane Eyre:

La vita mi sembra troppo breve per spenderla ad odiare e a tener conto dei torti altrui.

Le donne sentono come gli uomini e come loro hanno bisogno di esercitare le loro facoltà, hanno bisogno di d’un campo per i loro sforzi. Soffrono esattamente come gli uomini d’esser costrette entro limiti angusti, di condurre un’esistenza troppo monotona e stagnante.

Non posso vedere, ma bisogna che senta, altrimenti il mio cuore cesserà di battere, la testa mi scoppierà. Chiunque tu sia, lascia che ti tocchi, o morrò!

Spero che il mio articolo vi sia piaciuto, di seguito potete trovare le tappe delle mie colleghe:

Presentazione: Review Party & Blog Tour Le Sorelle Bronte

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Durante il lungo regno delle regina Vittoria, nel villaggio di Thornton all’interno del distretto di Bradford nel West Yorkshire in Inghilterra, viveva una famiglia numerosa di sei figli. Fra di loro, le tre sorelle non potevano ancora sapere che il loro amore per la cultura le avrebbe portate a divenire delle autrici di fama mondiale. Esse con la loro intelligenza precoce, il loro profondo interesse per lo studio, per la lettura e per le lunghe camminate riuscirono a portare alla luce tre romanzi che ancora oggi riescono a intrattenerci e ad appassionarci. Purtroppo hanno passato tante difficoltà e la loro storia non è fra le più belle, anzi è piuttosto tragica ma noi le ricorderemo sempre come quelle persone che grazie alla loro passione sono riuscite a diventare grandi. Le sorelle di cui stiamo parlando sono: Charlotte, Anne e Emily Bronte.

Queste giovani ragazze, al tempo pubblicarono i loro romanzi con nomi maschili, e solo in seguito si venne a sapere la loro vera identità. Le loro opere più celebri sono : Jane Eyre per Charlotte Bronte, Agnes Grey per Anne Bronte e Cime Tempestose per Emily Bronte.

La Mondadori il 25 agosto ha pubblicato una raccolta che contiene le loro opere più famose. Noi crediamo che per gli appassionati o per chi si vuole avvicinare meglio a queste scrittrici vittoriane sia una grande opportunità. Per rendere omaggio a questa edizione Oscar Draghi, abbiamo organizzato un evento in modo da parlarvi del loro talento e della bellezza delle loro opere.

L’evento nelle brughiere inglesi partirà oggi, 29 Agosto, con questa presentazione ufficiale. Infatti già da domani potrete trovare le nostre recensioni, fino al giorno 31 agosto. Per festeggiare al meglio questa nuova uscita ogni recensione sarà accompagnata da un argomento.

Qui di seguito vi indichiamo la struttura:

• 29 agosto : Presentazione

Catillbooks/ Hope and Paper/ Babbling Babook/ Eynys Paolini Books/ I libri della Chimera/ Non solo libri/ Red Kedi/ Paper Purrr/ Leggendoinsieme/ La libreria di Yely/ Fenice fra le Pagine

• 30 agosto

Catillbooks/ Hope and Paper/ Babbling Babook/ Eynys Paolini Books/ I libri della Chimera/ Non solo libri

• 31 agosto

Red Kedi/ Paper Purrr/ Leggendoinsieme/ La libreria di Yely/ Fenice fra le Pagine

Review Party: La vita è un romanzo, Guillaume Musso

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Ciao lettori! Rieccomi a parlarvi di libri, e in particolare di una nuova (così nuova che è di oggi), interessantissima uscita targata La Nave di Teseo. Parlo di un autore molto famoso, ma di cui leggo un romanzo per la prima volta: Guillaume Musso. Prima di iniziare con la recensione voglio ringraziare Ylenia di Cronache di lettrici accanite per aver organizzato l’evento, e la casa editrice per aver fornito la copia.

Trama

“Carrie, mia figlia di tre anni, è sparita mentre giocavamo a nascondino nel mio appartamento di Brooklyn.” La denuncia di Flora Conway, una famosa scrittrice nota per la sua riservatezza, sembra un enigma senza soluzione. Nonostante il clamoroso successo dei suoi libri, Flora non partecipa mai a eventi pubblici, né rilascia interviste di persona: il suo unico tramite con il mondo esterno è Fantine, la sua editrice. La vita di Flora è avvolta dal mistero come la scomparsa della piccola Carrie. La porta dell’appartamento e le finestre erano chiuse, le telecamere del vecchio edificio di New York non mostrano alcuna intrusione, le indagini della polizia non portano a nulla. Dall’altra parte dell’Atlantico, a Parigi, Romain Ozorski è uno scrittore dal cuore infranto. Vorrebbe che la sua vita privata fosse metodica come i romanzi che scrive di getto, invece la moglie lo sta lasciando e minaccia di portargli via l’adorato figlio Théo. Romain è l’unico che possiede la chiave per risolvere il mistero di Flora, e lei è decisa a trovarlo a tutti i costi.

Editore: La Nave di Teseo

Data di Pubblicazione: 27 Agosto 2020

Pagine: 272

Prezzo: 18,00€

Come vi dicevo, questo è il mio primo approccio a questo autore, e devo ammettere di non essere assolutamente rimasta delusa. La storia parte ben definita dal primo momento, definita anche se ricca di colpi di scena, quindi effettivamente non c’è nulla di sicuro e definito. L’autore dal primo momento è riuscito a convincerci e a farci credere che le cose stiano in un determinato modo, sorprendendoci poi ogni volta con cose che non avremmo mai potuto immaginare o prevedere. La storia di Flora e quella di Romain sono così inevitabilmente e indissolubilmente intrecciate, e in una maniera così particolare e nuova che, davvero, non posso far altro che fare dei super complimenti all’autore per aver creato questa meravigliosa perla, e alla casa editrice per averlo scovato. So di dire spesso di aver divorato le pagine di un libro, ma questa volta posso dirvi direttamente che il libro si è letto da solo; potevo avere sonno o essere indaffarata ma nulla riusciva ad allontanarmi dal romanzo.

L’ambientazione è, sì, un’ambientazione realistica e che ci fa muovere tra New York e Parigi, ma è allo stesso tempo un’ambientazione fittizia. In realtà non ci muoviamo e non ci spostiamo, ci troviamo sempre nello stesso posto. Non posso dirvi di più su questo perché sarebbe spoiler e rovinerei una delle tante sorprese del romanzo, ma vi assicuro che è un qualcosa di fantastico e super interessante.

Le descrizioni sono super delicate, comprensibili e rendono perfettamente l’ambientazione in cui ci troviamo, così come ci aiutano ad immedesimarci nei personaggi pienamente. Si può anche non essere un genitore per comprendere quello che provano Flora Conway e Romain Ozorski.

I personaggi mi sono piaciuti tantissimo, sono molto umani e tendono al fallimento, ai difetti e ai sogni più oscuri che conserviamo anche noi, al di fuori dei libri, nel nostro animo. Questo rende molto semplice l’immedesimazione e l’empatia. Ci troviamo durante la lettura sempre sulle spine e in ansia perché non sappiamo quale sarà la prossima mossa o la prossima disgrazia. Non sono seguo molto il calcio, ma durante la lettura mi sono sentita un po’ come mio padre quando guarda il Napoli, sempre all’erta per cogliere ogni movimento dei “giocatori”.

In fine, La vita è un romanzo rappresenta una storia che a mio parere merita davvero molto e mi sento di consigliarne la lettura un po’ a tutte le tipologie di lettori, perché insegna molto, fa riflettere, ma sopratutto sorprende. Un romanzo davvero molto particolare, un po’ diverso dai libri che fanno parte della mia comfort zone, ma che è riuscito a trasmettermi tanto e a lasciarmi tanto. Non posso far altro che lasciare un voto di 4.5 stelline e buttarmi a capofitto nel prossimo romanzo di questo autore.

Di seguito potete trovare le tappe delle mie colleghe! Alcune usciranno oggi, insieme alla mia, mentre altre usciranno il 5 settembre!

Un Singolo Passo, Coltellacci & Cedeno & Rollo – Recensione

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Ciao readers! Eccomi di nuovo qui per una nuova recensione. Oggi vi parlerò di Un singolo passo che ci è stato gentilmente offerto dalla casa editrice, Tunué, per una collaborazione con il blog.

Trama

Un ragazzo sensibile e pieno di aspettative si appresta a partire in Erasmus per il Portogallo. Il giovane, sorpreso dalla fine di un rapporto affettivo per lui importante, si ritrova del tutto spiazzato e totalmente afflitto dalla situazione: solo, in un Paese straniero e senza più l’amore della sua vita. In questa nuova situazione di straniamento, sente però che deve provare ad andare avanti facendo leva sugli affetti consolidati di famiglia e amici, oltre che sulle opportunità che l’esperienza dell’Erasmus consente. In una Porto piena di studenti, fervente di vita e entusiasmo, il giovane – un singolo passo alla volta – si apre così al mondo. Un’epifania che gli farà riacquistare la propria autostima e lo fortificherà per il futuro.

Editore: Tunué

Data di Pubblicazione: 18 Giugno 2029

Pagine: 112

Prezzo: 14,50€

La sceneggiatura è di Lorenzo Coltellacci, matite e chine di Niccolò Castro Cedeno, mentre i colori, l’impaginazione e il lettering sono stati curati da Enrico Gabriele Rollo. Ora bando alle ciance e iniziamo.

Partiamo dalla sceneggiatura, a mio parere il punto più forte di quest’opera. A primo acchito la storia sembra molto confusionale, questa sensazione è data principalmente dai ritmi della narrazione: un po’ troppo veloce e in alcuni punti poco eloquente. Una volta presa confidenza con i ritmi, però, tutto diventa più chiaro e lineare, dando spazio a piccole considerazioni personali e insegnamenti. Sì, avete capito bene, insegnamenti, perché quest’opera nasce per lasciarvi un qualcosa dentro. Si affrontano temi importanti, e ricorrenti soprattutto in Italia, come il tema del distacco, della paura del cambiamento, del timore di lasciarsi tutto alle spalle; ma anche pensieri ricorrenti per chi affronta per la prima volta un viaggio da solo, come nel caso del protagonista che in questo caso parte l’Erasmus. Questo racconto mi ha lasciato molto facendomi rivivere un po’ quelle sensazioni, ma soprattutto facendomi ragionare più lucidamente su alcuni aspetti che a volte sottovalutiamo come il nostro crearci problemi inutili invece di vivere il momento, la crescita personale che si ha vivendo o viaggiando in altri Paesi, ma soprattutto il fatto che certe esperienze ti cambiano e ti fanno crescere. In conclusione trovo che la sceneggiatura sia il valore aggiunto di quest’opera, consiglio vivamente di leggerla più volte in modo da cogliere tutto, poi se siete pigri ho pubblicato anche su YouTube un video dove analizzo un po’ le scene più confusionali, cercando una chiave di lettura un po’ più comprensibile; lo potete trovare QUI.

Ora parliamo dei personaggi. Anche se non sono caratterizzati tantissimo, dato il tipo di narrazione, sono ben strutturati perché danno l’impressione di quell’amicizia fatta all’estero senza troppe domande né pretese. Vi dirò, non mi hanno convinto pienamente, soprattutto perché non avendo un background non si riesce a empatizzare molto con loro, anche se credo sia una scelta voluta dal tipo di narrazione.

E ora passiamo ai disegni. Purtroppo su questo aspetto sarò meno oggettivo esponendovi un parere più soggettivo. Non ho amato molto i disegni: troppo semplici e poco definiti. Io in generale amo i colori e le sensazioni che riescono a trasmettere, e sfortunatamente qui hanno giocato poco con questi aspetti. Si sa, il fumetto nasce per esprimersi e trasmettere emozioni, ci sono fumetti con ottimi disegni e pessima narrazione oppure, come in questo caso, con un ottima narrazione e disegni nella norma, la perfezione purtroppo non esiste. Quindi non giudicate questo libro dalla copertina e leggetelo senza troppi se e senza troppi ma.

In conclusione, Un Singolo Passo mi è piaciuto davvero molto, ho apprezzato tantissimo i messaggi che si celano dietro quest’opera, quindi è una lettura che consiglio soprattutto a chi pensa di fare o sta per intraprendere questo genere di esperienze o a chi le ha già intraprese e vuole fare un piccolo tuffo nel passato.

Il mio voto è di 4 alieni, qui accanto potete trovare un’illustrazione che ho realizzato subito dopo aver letto questa Graphic Novel. Mi ha fatto molto pensare a un viaggio in solitaria che ho fatto diverso tempo fa, e da cui sono tornato cambiato.

Review Party: Pelle di Mille Bestie, Stéphane Fert

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Ciao lettori, come state? Ho preso una settimana di respiro dal blog prima di iniziare questo periodo, che sarà super ricco di articoli e impegni! Agosto è stato un mese ricco di Graphic Novel, ne ho lette veramente tante, circa la metà di quello che era il mio obiettivo annuale, per cui mi ritengo molto soddisfatta. Amo questo modo di raccontare, e mi pento sempre di non riuscire a leggere quanto vorrei. Ma bando alle ciance e iniziamo con la recensione, prima però vorrei ringraziare Silvia di Di Corvi e Scrivanie per aver organizzato l’evento, e la casa editrice per aver fornito la copia.

Trama

Dopo Morgana, il ritorno di Stéphane Fert con un’altra storia con protagonista una donna forte, che lotta per non essere imprigionata nel suo ruolo. I ruoli possono ingabbiarci, ma da cui si può anche fuggire. Ce lo insegna la principessa Ronces che pur di evitare un matrimonio non desiderato, è disposta a fuggire.
Aiutata dagli spiriti animali e dalla dedizione della bella Lou, riuscirà a far prevalere la libertà e la forza dell’amore sulla brama di potere e la morte.

Editore: Tunué

Data di Pubblicazione: 27 Agosto 2020

Pagine: 120

Prezzo: 19,90€

Prima di iniziare con la recensione vorrei fare una piccola precisazione, questa è la seconda Graphic Novel di Stéphan Fert pubblicata da Tunué, la prima è Morgana, e sfortunatamente ancora non l’ho letto (pur avendola già in libreria, acquistata poco prima del lockdown). Parecchie persone tendono a confrontare le due opere, per cui mi sembra quasi di aver fatto una lettura, per così dire incompleta. Rimedierò presto, comunque a questa mia mancanza, per potervene parlare meglio. In ogni caso potete trovare la recensione anche su YouTube, a questo link!

La storia di Pelle di Mille Bestie è, a tutti gli effetti, una storia nuova, fresca e innovativa, assolutamente diversa da tutto quello che ho letto nella mia vita. La storia riprende la fiaba Dognipelo dei fratelli Grimm, che sono andata a leggere per pura curiosità e completezza. Tralasciando che adoro i retelling e le storie ispirate a fiabe, Pelle di Mille Bestie mi ha colpito per il suo essere sopra le righe. Il modo in cui viene esposta la figura della donna, il modo in cui le fiabe e le favole hanno la funzione di Bibbia all’interno della storia, come una guida su come vivere, sono tutti elementi, insieme ovviamente ai disegni, che mi fanno ritenere questa storia sicuramente una delle migliori lette quest’anno. La storia non finisce mai davvero, è come se ogni volta ricominciasse aggiungendo nuovi elementi e colpi di scena alla storia. Un grande punto di forza sono anche le traduzioni, più o meno una metà della narrazione si svolge in rima e posso solo immaginare il duro lavoro che ci sia stato dietro per far combaciare il tutto.

Come sopra, così sotto; come sotto, così sopra!

Per le viscere della terra passeggiamo tra i corpi ormai immoti di re giganti, dall’altro lato del gran cimitero andiamo, dove dormono gli incubi dei poppanti!

Avanti, forza! Avanza all’indietro e arretra in avanti!

Non temere morti-viventi e luci nere…

Il mio castello è fatto d’ossimori e vecchie caldere…

I disegni, come vi dicevo, sono un altro elemento che mi ha fatto innamorare di questa graphic novel. Oltre a una colorazione in stile pittorico e una palette di colori super bella, ha dei tratti molto “soffici” (i termini fantastici di chi non ne capisce) e delicati. In particolare ho amato la luminosità degli occhi, il modo in cui spiccano, e come vengono rese le scene d’amore. Trasmettono una forte dolcezza e sono parecchio evocative.

Come ambientazione ci troviamo letteralmente in una favola. Siamo per lo più nei boschi, e per buona parte della storia siamo in un racconto del racconto. Ci sono gli elementi classici della fiaba come la fata madrina e il re impazzito per la solitudine. Ho adorato, anche qui, ogni singola caratteristica della storia.

I personaggi sono molto particolari, tutti quanti. Sono super interessanti, con un carattere molto articolato. È molto semplice empatizzare con loro, apprezzarli, odiarli e temerli. Si amalgamano perfettamente nella storia, rendendola ancora più speciale.

In fine, Pelle di Mille Bestie è una Graphic Novel spettacolare. Devo assolutamente leggere al più presto Morgana, e nella vita leggerò sempre le opere di Stéphane Fert, perché è assicurato che realizza capolavori. Non posso far altro che dare 5 stelline.

In tutto ciò anche Oreste ha voluto leggere questa storia, e l’ha amata a tal punto da creare questa sorta di cover variant! Anche lui ha infine dato 5 stelle (o alieni come li chiama lui), cosa molto strana poiché si mantiene sempre stretto con i voti 😀

Di seguito potete trovare le tappe delle mie colleghe:

Ma non finisce qui! L’avventura continua su Instagram, dove potete trovare degli approfondimenti su diversi elementi della storia!

Review Party: Monstress – Volume quattro. La Prescelta, Marjorie Liu & Sana Takeda

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Ciao lettori! Eccomi oggi, super triste, con l’ultima tappa del review party dedicato a questa Graphic Novel. Ormai avrete imparato a conoscerla tanto quando me, per cui inizio subito con la recensione. Prima, però, voglio ringrazia Ylenia di Cronache di lettrici accanite per aver organizzato l’evento, e la casa editrice per aver fornito la copia.

Trama

Ambientato in una ucronica e suggestiva società asiatica matriarcale del primo novecento, Monstress combina elementi del genere giapponese «kaiju» (quello dei mostri giganti e potentissimi come Godzilla) con contaminazioni estetiche di sapore steampunk.

Editore: Mondadori 

Data di Pubblicazione: 03 Giugno 2020

Pagine: 176

Prezzo: 19,00€

La storia prosegue sempre più spedita verso un punto ben definito. In questo volume ci sono parecchi colpi di scena, soprattutto in merito alle origini di Maika e alla sua cara amica, Tuya. In questo frangente sono state mosse un sacco di pedine e sono stati fatti molti passi, incontriamo nuovi nemici e nuovi alleati, ma ancora non si sa di chi ci si può fidare, determinati movimenti non sono così limpidi come vorrebbero farci credere.

Viaggiamo ancora, quindi esploriamo territori nuovi di quest’ambientazione così vasta e variegata, scoprendo diverse meraviglie non accessibili a tutti.

I disegni, le tavole di questo volume, devo ammettere, non mi hanno colpito come nei precedenti. È sempre forte l’impronta steampunk, ma le singole tavole sono state meno sensazionali rispetto ai volumi precedenti.

I personaggi sono su per giù sempre gli stessi, a parte alcune entrate importanti della storia. A me all’inizio Tuya sembrava una bambina, esteticamente, ma è una donna a tutti gli effetti, sono l’unica ad aver provato questo disagio? Per quanto Riguarda Maika, invece, non so. In questo volume i suoi comportamenti mi sono sembrati un po’ confusi e forzati.

In fine, per i vari motivi che avete potuto leggere in questa recensione, questo quarto volume mi è piaciuto parecchio meno rispetto ai precedenti e ho deciso di dare una valutazione di 3.5 stelline. Continua ad essere una serie valida e sono sempre più curiosa sui risvolti che prenderà la storia, è solo il singolo volume che a mio parere, e in confronto con i precedenti, è stato sottotono.

Di seguito potete trovare le tappe delle mie colleghe:

Review Party: Monstress – Volume Tre. Rifugio, Marjorie Liu & Sana Takeda

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Ciao lettori! Eccomi con la penultima tappa di questo super review party dedicato a Monstress, graphic novel che ad ogni volume mi rapisce sempre più. Ancora una volta voglio ringraziare Ylenia di Cronache di lettrici accanite per aver organizzato l’evento, e la casa editrice per aver fornito la copia.

Trama

Ambientato in una ucronica e suggestiva società asiatica matriarcale del primo novecento, Monstress combina elementi del genere giapponese «kaiju» (quello dei mostri giganti e potentissimi come Godzilla) con contaminazioni estetiche di sapore steampunk.

Editore: Mondadori

Data di Pubblicazione: 27 Novembre 2018

Pagine: 180

Prezzo: 19,00€

La storia di questo terzo volume ci riporta sulla terraferma. Scopriamo sempre più cose su Marika, il mostro al suo interno e la maschera. Le scene diventano sempre più dai tratti steampunk e splatter. Entrambe cose che adoro alla follia. Gli intrecci aumentano, creando nuovi filoni all’interno della narrazione, e iniziano finalmente ad unirsi alcuni di essi. I baloon dove sono riportati i pensieri della protagonista portano nuovi pensieri e ci fanno conoscere nuove informazioni su Maika, aggiungendo anche elementi lgbt+ alla storia, ancora da approfondire, ma che comunque ho apprezzato particolarmente.

L’ambientazione si muove tra Pontus, una delle città edenite, ossia quelle città in cui convivono senza problemi umani e arcanici, e la corte dell’alba dove sono in corso le trattative con la corte del crepuscolo. È stato interessante visitare Pontus poiché al suo interno si nascondono tanti, TANTI segreti sulla sciamana-imperatrice e quelle che sono state le sue opere.

I disegni, come già ho detto, assumono tratti sempre più steampunk, lo notiamo specialmente negli abiti e negli armamenti, così come in tutte le ambientazioni legate alla sciamana-imperatrice e alla “scienziata” che è stata. Continuo a provare quel senso di boh riguardo i disegni in generale. Tavole meravigliose, ma alcuni tratti e colorazioni che non mi convincono totalmente.

I personaggi stanno evolvendo e mostrando i loro lati dolci, per così dire. Ancora una volta incontriamo personaggi nuovi e interessanti, anch’essi dalle caratteristiche molto particolari e che aggiungono nuovi aspetti e intrighi alla storia.

In fine, fino ad ora questo è sicuramente il mio volume preferito. Sono venuti fuori un sacco di retroscena interessanti e trepido per la lettura del quarto e, per ora, ultimo volume. Sicuramente questo terzo merita 5 stelline. Di seguito potete trovare le tappe delle mie colleghe!

Review Party: La Spedizione Donner, Preston & Child

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Ciao lettori, come sta andando la vostra estate? Io sono nel perfetto mood da spiaggia e quindi leggo Thriller! Dopo Gli Scomparsi, di cui vi ho parlato pochi giorni fa, oggi mi occuperò de La Spedizione Donner. Voglio ringraziare, come sempre, Ylenia di Cronache di lettrici accanite per aver organizzato l’evento, e la casa editrice per aver fornito la copia.

Trama

Quella della Spedizione Donner è una storia vera che ancora oggi risveglia paure ataviche e curiosità morbose. Rimanda al 1846, quando una carovana di pionieri diretti in California rimase bloccata per mesi dalla neve nella Sierra Nevada. Alcuni di loro morirono di stenti dopo poco tempo. Altri, stipati nello spazio soffocante dei carri, portati alla follia dai morsi del freddo e della fame, si abbandonarono al cannibalismo. Quasi nessuno si salvò. Lo storico Clive Benton, lontano discendente di alcuni sopravvissuti a quell’orrore, è entrato in possesso del diario di uno dei pionieri, giungendo alla conclusione che sia finalmente possibile localizzare il campo perduto della Spedizione Donner e svelarne i misteri. È lui a convincere la dottoressa Nora Kelly, ricercatrice dell’Istituto di archeologia di Santa Fe e già direttrice di molte campagne di scavo sulla Sierra Nevada, a guidare una squadra sulle tracce dell’accampamento. Ma arrivati tra le montagne, i ricercatori scoprono che l’epilogo degli avventurieri della Donner nasconde verità sconvolgenti e atroci, che gettano un ponte tra passato e presente, allacciandosi a un’indagine su alcuni recenti casi di omicidio condotta dall’agente dell’FBI Corrie Swanson. D’un tratto, quella che doveva essere una spedizione scientifica si trasforma in uno spaventoso viaggio di abiezione e follia.

Editore: Rizzoli

Data di Pubblicazione: 04 Agosto 2020

Pagine: 384

Prezzo: 19,00€

La storia parte leggermente lenta perché si inizia creando uno sfondo alla storia, e ci si concentra principalmente sulla preparazione alla spedizione. Vediamo poi due filoni narrativi principali, entrambi con narrazione in terza persona: quello della dottoressa Kelly che si accinge a localizzare il campo perduto della spedizione Donner; e quello dell’agente Swanson, alle prese con la sua indagine, e che, inevitabilmente, incrocerà il suo cammino con Nora Kelly. È stata una lettura super scorrevole, e ho avvertito per tutto il tempo la classica ansietta da thriller che tanto mi piace. Vediamo, durante la lettura, un personaggio che ogni tanto durante la cena si mette a raccontare storie di fantasmi, ma io ho avuto la sensazione che un po’ tutto il romanzo fosse una storia di fantasmi, di quelle che si raccontano accanto ai falò ed è stata una sensazione che ho adorato e apprezzato veramente tanto. Mi è piaciuto conoscere i tanti ragionamenti e retroscena sia in merito agli scavi della dottoressa Kelly, sia alle indagini e a tutti i collegamenti tra i casi che poi ci troviamo davanti durante il proseguimento della storia. Ho visto poi che la spedizione Donner, quella originaria di cui si parla tanto nel romanzo e dalla quale nasce tutto, è realmente accaduta e che tutte le ambiguità di cui si parla sono reali, parecchie cose sono ovviamente romanzate, ma è stato un altro elemento che mi ha reso la lettura interessante e che ho apprezzato particolarmente.

Le descrizioni sono ben costruite, mai eccessive, non annoiano ma incuriosiscono e riempiono l’atmosfera. Le ho trovate perfette per il tipo di storia e, come ho già detto, hanno reso l’atmosfera molto più interessante.

Come ambientazione ci troviamo in America e ci dividiamo tra diversi stati, le azioni comunque si concentrano sopratutto nella Sierra Nevada e nel campo perduto (o dovrei dire ritrovato?) della spedizione Donner. Ci troviamo nei boschi e quindi su terreno accidentati nei quali i nostri personaggi si muoveranno attraverso imbracature per scalare e cavalli per muoversi.

I personaggi sono molto ben scritti e costruiti. Conosciamo di loro poco, solo ciò che è necessario alla storia quindi non posso dire abbiano un’eccessiva caratterizzazione. Tuttavia sono chiari i loro sentimenti, caratteri e obiettivi, e credo che per il tipo di storia e ambientazione, una maggiore caratterizzazione dei personaggi avrebbe solo allungato il brodo rendendo la storia lenta, quindi ho apprezzato questo tipo di caratterizzazione, anche se ovviamente adesso sono curiosa di sapere cosa è successo, nello specifico, nel passato dei personaggi a cui mi sono affezionata, e sono super curiosa anche di sapere come evolveranno le loro storie. Mi è piaciuto molto il personaggio di Nora Kelly, avrei preferito avere qualche approfondimento almeno su quelli che sono i suoi pensieri su Clive Benton alla fine di tutto, come ha reagito a determinate cose. Oltre a questo, come dicevo, ho ritenuto la caratterizzazione opportuna.

In fine, ho adorato leggere di questo argomento, così come il modo di scrivere degli autori, che davvero mi ha tenuta incollata alle pagine. Ho letto il romanzo in spiaggia, principalmente da telefono, e mi ha aiutata tantissimo a non rendermi conto del sole scottante mentre provavo ad abbronzarmi un po’, tanto che adesso sono un’aragosta che non può essere nemmeno sfiorata. Consiglio vivamente la lettura a chi ama questo tipo di storie, e do a La Spedizione Donner un voto di 4.5 stelline.

Di seguito potete trovare le tappe delle mie colleghe.

Review Party: Gli Scomparsi, Alessia Tripaldi

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Ciao lettori! L’altro ieri, sempre riguardo questo romanzo, vi ho postato la mia tappa di Blog Tour in cui vi parlavo dell’archetipo criminale del Mago. Oggi, che è l’ultimo giorno dell’evento, vi parlerò invece del romanzo in sé e di cosa mi ha trasmesso. Voglio, ancora una volta, ringraziare Ylenia di Cronache di lettrici accanite per aver organizzato l’evento e la casa editrice per aver fornito la copia.

Trama

Un cadavere mutilato emerge da un tumulo di sterpaglie. Un ragazzo scalzo e magro dice di chiamarsi Leone e che quello è il corpo di suo padre, con cui ha sempre vissuto nei boschi. Quale segreto si nasconde tra le montagne impenetrabili del Centro Italia? La risposta spetta al commissario Lucia Pacinotti. «Un’altra sigaretta e poi vado» è la frase che ripete tra sé mentre è appostata in macchina cercando il coraggio di bussare alla porta del suo vecchio compagno di università, Marco Lombroso. Nonostante la frattura improvvisa che li ha separati anni prima, lui è l’unico che può aiutarla a dipanare il mistero del “ragazzo dei boschi”. Ciò che Lucia non sa è che bussando a quella porta costringerà Marco a riaprire anche il vecchio baule ereditato dal suo avo, Cesare Lombroso. Tra le pagine dell’Atlante dei criminali, nei pattern che collegano i crimini più efferati della Storia, si cela la verità, ma per trovarla è necessario addentrarsi nei fitti boschi delle montagne e in quelli ancora più intricati dell’ossessione per il male.

Editore: Rizzoli

Data di Pubblicazione: 07 Luglio 2020

Pagine: 400

Prezzo: 19,00€

La storia ci catapulta all’interno dell’indagine. Da subito iniziamo a investigare insieme a Lucia e Marco. La narrazione è in terza persona, e segue le orme tanto di Lucia quanto di Marco, quindi è possibile in ogni momento vedere i loro pensieri sia riguardo l’indagine, che in merito a loro due. Sì, perché c’è anche una sottotrama che vede come protagonista alcune situazioni interne e personali di Marco, insieme a una sorta di relazione tra i due protagonisti. Durante la lettura è stato molto difficile per me staccarmi dal libro perché è veramente super scorrevole e accattivante. È molto interessante leggere delle dinamiche dell’indagine e vedere i processi e le idee che hanno portato Lucia e Marco su determinate piste o soluzioni. Leggere dei diversi archetipi e degli identikit è stato illuminante e mi ha fatto solo venire voglia di fare altre letture simili, e chissà, anche leggere di un secondo caso di Marco Lombroso sarebbe molto interessante.

Le descrizioni sono molto accurate e ci aiutano perfettamente ad ambientarci e a cogliere tutti i dettagli dell’indagine, e di ciò che ci circonda e affrontiamo.

Come ambientazione ci troviamo a muoverci tra Torino e l’Abruzzo. Conosciamo principalmente i luoghi dell’indagine, quindi i boschi e il paesino dell’indiziato principale, ma ci sta perfettamente, visto il genere del romanzo.

I personaggi sono molto interessanti e vari. Conosciamo meglio e principalmente i protagonisti, ma è molto bello leggere dei loro segreti più profondi e addentrarsi nella loro psiche. Sono una grande amante dei romanzi a sfondo psicologico, soprattutto dei thriller, quindi diciamo che questo romanzo era proprio pane per i miei denti. Vediamo una crescita in alcuni personaggi, ma vediamo anche che altri sono così bloccati nella loro condizione da non riuscire a cambiare né a migliorare, questo dona un profondo senso di realtà e rende i personaggi molto realistici, perché li vediamo nella loro interezza e sono portati sotto il nostro sguardo soprattutto i loro difetti.

In fine, penso che si sia capito che ho amato questo romanzo e che mi sento vivamente di consigliarlo. Mi ha aiutata a riflettere su un sacco di cose che spesso sottovaluto, e ammetto che adesso ho l’ansia su determinate cose; ad esempio osservo come una pazza i miei nipoti, a mare, che si allontanano ahah. Quindi questa lettura risulta interessante sia per gli spunti di riflessione che offre, sia per lo sfondo psicologico della storia. È sicuramente una lettura che consiglio, piena di lati oscuri che nemmeno immaginiamo. Consigliatissimo con 4.5 stelline.

Di seguito vi allego una grafica che vi aiuti a trovare le tappe del blog tour dei miei colleghi, insieme alle recensioni!

Blog Tour: Gli scomparsi, Alessia Tripaldi – L’Archetipo del Mago

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Ciao lettori! Oggi vi voglio parlare di un argomento, a mio parere, super interessante. Gli archetipi dei criminali, e in particolare di quello denominato Il Mago. Come ma questo argomento così particolare? È un argomento molto trattato all’interno di questo romanzo poiché tratta di psicologia criminale. Ma che cos’è un archetipo? Da dove nasce questa terminologia? E che caratteristiche ha il Mago? Risponderò a tutte queste domande subito dopo la scheda tecnica del romanzo. Però voglio prima ringraziare Ylenia di Cronache di lettrici accanite per aver organizzato questo evento super interessante, e la casa editrice per aver fornito la copia.

Trama

Un cadavere mutilato emerge da un tumulo di sterpaglie. Un ragazzo scalzo e magro dice di chiamarsi Leone e che quello è il corpo di suo padre, con cui ha sempre vissuto nei boschi. Quale segreto si nasconde tra le montagne impenetrabili del Centro Italia? La risposta spetta al commissario Lucia Pacinotti. «Un’altra sigaretta e poi vado» è la frase che ripete tra sé mentre è appostata in macchina cercando il coraggio di bussare alla porta del suo vecchio compagno di università, Marco Lombroso. Nonostante la frattura improvvisa che li ha separati anni prima, lui è l’unico che può aiutarla a dipanare il mistero del “ragazzo dei boschi”. Ciò che Lucia non sa è che bussando a quella porta costringerà Marco a riaprire anche il vecchio baule ereditato dal suo avo, Cesare Lombroso. Tra le pagine dell’Atlante dei criminali, nei pattern che collegano i crimini più efferati della Storia, si cela la verità, ma per trovarla è necessario addentrarsi nei fitti boschi delle montagne e in quelli ancora più intricati dell’ossessione per il male.

Editore: Rizzoli

Data di Pubblicazione: 07 Luglio 2020

Pagine: 400

Prezzo: 19,00€

Che cos’è un archetipo?

La parola archetipo deriva dal greco antico ed è composta da arché, cioè inizio, principio originario e typos che significa modello, marchio, esemplare; l’unione di queste due porta quindi ad archetipo, che significa immagine. Il termine archetipo indica un qualcosa di specifico in base al campo in cui ci troviamo, a noi nello specifico interessa il significato di archetipo nell’ambito della psicologia analitica, dove per la prima volta ne ha parlato Jung.

In psicologia analitica potrebbe essere definito come una forma universale del pensiero dotato di un certo contenuto affettivo per il soggetto, dunque un simbolo, e che potrebbe a sua volta autodefinirsi come una sorta di valore etico-sociale cui il soggetto crede, si appoggia o è condizionato, consciamente o inconsciamente, nell’arco della sua esistenza o parte di essa, nella realizzazione dei suoi progetti di vita o semplicemente nel suo modo di essere o comportarsi.

Quali sono gli archetipi principali e quali sono le caratteristiche del Mago?

Esistono 12 tipi di archetipi e sono: l’Angelo Custode, il Sovrano, il Creatore, l’Innocente, il Saggio, l’Esploratore, l’Eroe, il Mago, il Ribelle, l’Uomo Comune, il Burlone e l’Amante. Insieme ai miei colleghi di Tour vi parlerò di 8 di questi archetipi, io nello specifico mi occuperò del mago.

Il mago fa parte dell’archetipo geni del male. Ha un’infanzia da bambino precoce, mostra questa sua caratteristica nel momento in cui sente l’esigenza di conoscere il mondo che lo circonda. Curiosità e stupore sono quindi i cuoi tratti chiave. Crescendo poi queste sue caratteristiche si sviluppano in: curiosità intellettuale, amore per la tecnologia, inventiva, riflessività e passione per lo studio.

Si tratta di un individuo intelligente, solitamente più della media, e sa di esserlo. Questa sua intelligenza lo porta alla creazioni di piani molto articolati e curati nei minimi dettagli; la preparazione del piano, per il mago, è esaltante quanto l’attuazione stessa, e viene eseguita con una meticolosità quasi ossessiva. Il suo scopo è arrivare a un obiettivo che si è prefissato e per arrivarci farebbe di tutto. Per lui l’omicidio è un mezzo, ma non un fine, uccide solo se ne ha davvero bisogno, questo perché il mago non trae piacere nel fare del male agli altri, ma solo nel dimostrare la propria superiorità, predilige quindi una tipologia di armi rapide e pulite.

È molto cinico, e spesso manipolatore, questo lo rende un criminale particolarmente pericoloso. Per raggiungere i suoi obiettivi ha bisogno di molte cose materiali, per cui più agganci ha, più ne vuole e più alza la posta e desidera avere di più. Come dicevo prima, questo vale anche in ambito delle conoscenze, per raggiungere i proprio scopi aggiunge quindi alle proprie conoscenze psicologia, ipnosi, scienza e statistica per trasformare a piacimento l’ambiente ed il comportamento (proprio ed altrui).
È chiaro quindi come l’obiettivo principale del mago sia acquisire potere, e si sa che per molti conoscenza = potere.

Possiamo facilmente trovare questo archetipo in serie tv che tutti conosciamo come il Professore de La Casa di Carta, con i suoi piani curati nei minimi dettagli e il suo essere disposto a tutto per raggiungere i propri scopi (ricordiamoci quando si ruppe il naso per rendersi irriconoscibile, nella prima stagione), ma è possibile trovarlo anche in Patrick Jane di The Mentalist con il suo essere un grande manipolatore, ma anche un grande osservatore, insieme alle sue tante qualità e conoscenze, tra cui l’ipnotismo.

È possibile trovare il proprio archetipo. Io ho provato due quiz. Nel primo, suggeritomi da Red Kedi, risulta che il mio archetipo sia proprio quello del mago, potete trovare il vostro QUI. Il secondo test, invece, l’ho trovato proprio sul sito dell’autrice, ma lì non ho una grande maggioranza di risposte, quindi non saprei dirvi il risultato. Lo potete trovare QUI. Provateli entrambi e fatemi sapere a quale archetipo appartenete!

Di seguito potete trovare le tappe delle mie colleghe, e scoprire qualcosa in più sugli altri archetipi!

Review Party: Monstress – Volume due. Sangue, Marjorie Liu & Sana Takeda

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Ciao lettori! Eccomi oggi con la recensione del secondo volume di questa Graphic Novel targata Oscar Ink. Ancora una volta colgo l’occasione per ringraziare Ylenia di Cronache di lettrici accanite per aver organizzato l’evento, e la casa editrice per aver fornito la copia. Di seguito potete trovare la trama del primo volume, insieme alla scheda tecnica di questo.

Trama

Ambientato in una ucronica e suggestiva società asiatica matriarcale del primo novecento, Monstress combina elementi del genere giapponese «kaiju» (quello dei mostri giganti e potentissimi come Godzilla) con contaminazioni estetiche di sapore steampunk.

Editore: Mondadori

Data di Pubblicazione: 07 Novembre 2017

Pagine: 152

Prezzo: 19,00€

La storia di questo secondo volume prende molto più di quella del primo. Ho già detto nella recensione precedente che il primo volume era assai nebuloso in merito alla protagonista e ai propri obiettivi. In questo secondo volume gran parte della nebbia si dirada permettendoci di ottenere numerose informazioni sulla madre della protagonista e sul mostro che vive dentro di lei. C’è un sacco di azione, così come diversi colpi di scena. Riusciamo a vedere meglio quanto sia spietata Maika con i suoi nemici, e in alcune circostanze, lo ammetto, mi ricorda vagamente Mia Corvere di Nevernight ma allo stesso tempo non me la ricorda affatto, un controsenso, lo so. Scopriamo in maniera più approfondita la discendenza di Maika, da che famiglia viene e altre informazioni su di loro che a parlarne sarebbe spoiler, per cui sto zitta. Tuttavia posso dirvi che alcune di queste informazioni lasciano il segno e rappresentano un duro colpo per la ragazza.

Come ambientazione ci allontaniamo dalla zona cuscinetto tra la zona umana e quella degli arcanici, sposandoci appunto in quest’ultima, per poi prendere il largo e navigare verso nuove fonti di informazioni. È interessante conoscere e vedere nuove città, questo ci ha permesso sia di vedere altre forme di arcanici, così come gli antichi, ma anche specie totalmente nuove e interessanti. Scopriamo anche molte cose sulle vecchie divinità, riuscendo a delineare parecchi tratti ancora oscuri del mondo in cui ci troviamo.

I disegni ancora mi danno un forte senso di non so che. Da un lato vedo che sono un sacco belli, e ci sono determinate tavole che trovo tavole totalmente spettacolari. Dall’altro mi danno un senso di fastidio che non me le fanno apprezzare completamente. Una cosa che mi fa uscire totalmente di testa, sono comunque i vestiti. Non ho ancora trovato un abito che non mi piacesse, solo dalle immagini si percepisce una qualità altissima dei tessuti, e nulla, regalatemeli vi prego!

I personaggi continuano ad essere molto interessanti. Ne troviamo di nuovi e approfondiamo la conoscenza di quelli già incontrati. Come vi ho già detto conosciamo meglio quella che è la “famiglia” di Maika, dando un migliore contorno alla sua situazione attuale e alle motivazioni che hanno portato la madre a compiere determinate scelte. In generale sono comunque personaggi molto ricchi di caratterizzazione, grazie anche alla meraviglia degli abiti e degli accessori da cui sono contornati. In ogni caso restano ancora abbastanza piattini, oltre alla protagonista non hanno una grande forma.

In fine, questo secondo volume di Monstress mi ha fatto palpitare un sacco il cuore e mi è piaciuto molto più del secondo. Continuo a dire che è una serie che mi sento di consigliare, anche se è ancora tutto da vedere in base a come proseguirà. Intanto posso dare a mani basse 4.5 stelline al secondo volume di Monstress!

Di seguito potete trovare le tappe delle mie colleghe:

Review Party: La Casa di Sale e Lacrime, Erin A. Craig

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Ciao lettori! Vi ho già parlato di quello che sono i colori per questo romanzo e di come vengono rappresentati. Oggi, invece, vi parlerò di quello che il romanzo mi ha trasmesso. Intanto voglio ringraziare ancora Ylenia di Cronache di lettrici accanite per aver organizzato l’evento e la casa editrice per aver fornito la copia.

Trama

Annaleigh conduce una vita riservata e isolata a Highmoor nella residenza di famiglia sulle coste rocciose di Salten, con le sorelle, il padre e una matrigna. Un tempo erano dodici, ma ora un inquietante silenzio rimbomba nelle grandi stanze, dopo che quattro vite sono state interrotte. Ogni morte è stata più tragica della precedente: un’epidemia, una caduta fatale, un annegamento, un tuffo scivoloso… Mentre nei villaggi circostanti corre voce che la famiglia sia stata maledetta. Ossessionata da una serie di visioni spettrali, Annaleigh è sempre più convinta che le morti non siano state solo un incidente. Tutte le notti fino al sorgere del sole le sue sorelle partecipano di nascosto a balli scintillanti, strette in eleganti abiti di seta e scarpine luccicanti, e Annaleigh non sa se cercare di fermarle o unirsi ai loro appuntamenti segreti per scoprire cosa sta succedendo. Perché con chi, o con cosa, stanno davvero ballando? Quando il coinvolgimento di Annaleigh con un misterioso ed enigmatico sconosciuto si intensifica, dandole nuovi elementi per scoprire la verità sulla serie di scomparse che sta distruggendo la sua famiglia, inizia una corsa contro il tempo per sciogliere l’oscuro enigma che è caduto sulle sue sorelle, prima che venga rivendicata la prossima di loro.

Editore: Fanucci

Data di Pubblicazione: 30 Luglio 2020

Pagine: 420

Prezzo: 14,90€

La storia inizia spedita, aiutata anche dalla narrazione in prima persona, e segue il punto di vista della protagonista, Annaleigh. Lei, molto forte, ma distrutta dalle numerose perdite in famiglia, entra da subito in contrasto con quegli elementi della famiglia che vogliono porre fine agli anni di lutto e tornare a vivere normalmente. Nonostante, quindi le sorelle riprendano una vita normale, lei di nascosto inizia a indagare sulla morte della sua ultima sorella poiché non le sembra casuale come le precedenti. In generale la storia e la narrazione risulta molto lineare e scorrevole, ed io sinceramente apprezzo la narrazione in prima persona quando a fatta bene. Ci sono numerosi colpi di scena, insieme all’introduzione di parecchi elementi durante la lettura. C’è una forte impronta dark, come vi avevo anticipato nell’articolo precedente, con tratti leggermente horror che sinceramente ho apprezzato tantissimo, quindi attenzione: se non siete amanti di quei mood un po’ ansiogeni e da batticuore, forse questo romanzo non fa per voi.

C’è stata poi una scena, quella in cui Annaleigh e le sorelle vanno ogni notte a un ballo diverso (non è spoiler poiché specificato nella trama) che mi ha fatto tanto pensare a uno dei cartoni animati delle Barbie che guardai da bambina. Essendo una ragazza molto curiosa sono andata a cercare il nome di questo cartone animato ed è, appunto, Barbie e le 12 principesse danzanti, ispirato a sua volta da una fiaba dei fratelli Grimm, Le dodici principesse danzanti, facente parte della raccolta Fiabe del focolare. Non ho trovato molti riferimenti alla fiaba in questione, ma da qui si evince comunque che molto probabilmente anche Erin Craig, nello scrivere il romanzo si è ispirata a questa fiaba (anche Annaleigh e le sorelle all’inizio erano 12).

L’ambientazione è veramente super interessante. Ci troviamo, sì, in un mondo politeista, ma in cui ogni Paese predilige la venerazione di uno in particolare. Inoltre queste divinità sono reali e spesso si intromettono nelle vite degli umani, riproducendosi o partecipando a feste di paese e banchetti. Insieme agli Dei troviamo anche stregoni, che stipulano patti con gli umani e quasi sempre si rivoltano contro gli umani stessi a causa di qualche cavillo, ma anche altre creature che aiutano gli stregoni nella realizzazione di questi patti. La società è basata su Paesi o Nazioni che assumono più che altro la funzione di Ducati. A Salann, il Paese dove si svolgono le vicende del romanzo, la discendenza non segue soltanto la linea maschile, ma il ducato viene ereditato dal primo figlio, maschio o femmina che sia; negli altri Paesi, tuttavia, non funziona così perché a ereditare il ducato è soltanto il primo discendente di sesso maschile. Ho apprezzato tanto questa caratteristica nel romanzo.

Le descrizioni sono molto accurate, rendono bene personaggi, ambienti e azioni che si svolgono. Non sono mai eccessive, e quindi ho apprezzato molto. Aiutano bene la narrazione a immedesimarsi nella protagonista e a provare le stesse sensazioni.

I personaggi sono molto belli e caratteristici anche se non sono stati caratterizzati in maniera eccelsa. Ci sono un po’ di buchi nella formazione dei personaggi e risultano leggermente piatti. Non ho sopportato l’atteggiamento del padre in TROPPE circostanze, violento a causa di un po’ di vino con la protagonista che lo giustifica, questo è stato un grandissimo NO per me. C’è un piccolo triangolo amoroso con tanto di instalove che, ammetto, mi ha fatto battere il cuore e mi ha fatta restare con il fiato sospeso. Oltre a questo mi è piaciuto tantissimo il carattere delle sorelle e l’amore che ha la protagonista per la propria famiglia, ho trovato un po’ insopportabile la sorella maggiore, ma nulla di eccessivo.

In fine, questo romanzo mi è piaciuto veramente molto. Mi ha tenuta incollata alle pagine e mi ha fatto provare molteplici emozioni. Ci sono state pecche, di cui vi ho anche parlato, che per me sono imperdonabili e che inevitabilmente fanno abbassare la votazione del libro, che altrimenti sarebbe stato un 5 stelline. Do quindi una votazione di 4 stelline, affascinata anche dalla storia tratta dalle fiabe dei fratelli Grimm.

Per Sempre, Assia Petricelli & Sergio Riccardi – Recensione

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Ciao lettori! Vi avevo anticipato che questo mese avrei provato a portare più Graphic Novel all’interno del blog, ed eccomi oggi a parlarvi di questa storia targata Tunué, che voglio ringraziare per la copia che mi hanno gentilmente offerto.

Trama

Cosa è questo amore di cui tutti parlano? Mentre i suoi genitori dormono nel villaggio turistico dove sono andati a trascorrere le vacanze, che Viola incontra un ragazzo del posto. In poco tempo tra i due scatta la scintilla dell’amore. Gli incontri tra Viola e Ireneo sono considerati sbagliati dai genitori di lei, al punto di censurarli e punirla, e lo sarebbero probabilmente anche dalle sue amiche, se solo lo sapessero… Cosa è veramente sbagliato per giovani e adulti? Cosa può essere considerato un errore? Dagli autori vincitori del Premio Andersen un graphic novel al femminile sull’accettazione del proprio corpo e della diversità.

Editore: Tunué

Data di Pubblicazione: 27 Febbraio 2020

Pagine: 153

Prezzo: 17,50€

Prima di iniziare volevo farvi sapere che trovate la recensione anche su YouTube, vi basta cliccare QUI!

La storia che leggiamo quando apriamo questa Graphic Novel non è soltanto quella che ci viene presentata dalla trama, ma è molto molto di più. Ci troviamo Viola che a 16 anni ancora cerca di capire cos’è l’amore, e che lo cerca senza magari capire come mai le sue amiche sono riuscite a trovarlo e lei invece è ancora inesperta in quel campo. Ma troviamo anche le storie delle sue amiche appunto, Renata e Valeria, con le loro insicurezze e i problemi che porta la spensieratezza di quell’età. Vediamo le storie di altri personaggi che si incrociano con quelle di Viola che ci portano a riflettere su temi come la diversità e l’omofobia, ma anche di malattie incurabili e amori eterni. È bellissimo, a mio parere, il modo in cui si parla dell’amore in Per Sempre e c’è una citazione che magari mi può aiutare a rendere meglio l’idea.

Si può stare bene insieme a qualcuno solo se si è capaci di stare bene anche da soli

Durante la lettura vediamo Viola stilare una lista delle caratteristiche che dovrebbe avere il vero amore, inserendo elementi sentiti a caso dalle amiche o da amici di famiglia come “gelosia” “deve durare per sempre” e simili, tutti concetti che, alla fine dell’opera lei stessa sostituisce sostenendo che non importa quanto un amore duri, ma quanto è stato forte e segno ha lasciato dentro di te.

I disegni mi sono piaciuti veramente tantissimo. Ho adorato l’intromissione del diario personale di Viola, così come vedere il vento che porta la musica e le canzoni. Hanno reso l’atmosfera evocativa e tipica dell’estate, soprattutto quando la si vive in adolescenza con gli amici.

I personaggi sono molto vari, ben costruiti e ben caratterizzati. È bello vedere la crescita che affrontano, anche in un periodo così breve. Viola cercava l’amore, e finalmente è riuscita a capirne qualcosa. Le sue amiche sono riuscite a liberarsi dei loro mali. Lili e Paola, non vi dico chi sono per non fare spoiler, sono sicuramente i miei personaggi preferiti. Amo come si prendono cura di Viola, ma amo soprattutto il loro carattere, la loro vivacità e la loro visione del mondo.

In fine, ho nominato diverse cose ma Per Sempre non parla soltanto di questo. In tutte le pagine ci sono tantissime sfaccettature che solo facendo un paio di letture si possono comprendere a pieno, e di sicuro io non posso rendere tutto ciò che c’è dentro. Ci sono cose, parecchie, troppe, su cui siamo superficiali, su cui non riflettiamo e io sono la prima, lo ammetto. La protagonista, Viola, ci mostra dal primo momento un disagio verso il suo corpo. Indossa sempre bermuda o jeans per nascondere il proprio corpo, non per mancanza di accettazione, ma quasi per paura. La paura di chi è più coscenzioso e cerca di non far nascere pensieri maliziosi in chi la circonda, evitando quindi di mettere quel vestitino che mette in risalto il sedere o di scherzare con le amiche con un gelato in mano. La vediamo, infatti, spesso a guardarsi intorno, come per vedere come reagiscono gli altri a determinati gesti. In tutto ciò c’è anche la presenza della madre che invece la incita ad essere più femminile, e che le fa pressioni da quel punto di vista. Ritengo che sia brutto vivere in questo modo, ma non come critica perché nessuno effettivamente può decidere come sentirsi. Da un lato posso dire che Viola è, come ho già detto, coscienziosa, ma allo stesso tempo mi dispiace un po’ per lei e sono super arrabbiata con la società, visto che è da quest’ultima che nasce tutto. Dai tipi come Fabrizio, che prima provano a portarti a letto, e una volta che non ottengono l’oggetto del desiderio fingono addirittura di conoscerti. E mi sento male a pensare comunque che davvero la società è questa, e fa stare noi donne tutte sempre all’erta ed è super triste che anche ragazzine che dovrebbero solo passare un’estate nella gioia e nella spensieratezza, hanno questo tipo di pensieri.

Una graphic novel che fa riflettere molto, una storia a mio parere bellissima e che merita davvero tanto. Super super consigliata, non posso far altro che dare 5 stelline. Ci sono tantissime cose che vorrei dirvi, ma lo stesso non riuscirei a rendere a pieno quello che è questa storia.

Serie TV: The Umbrella Academy, Stagione 2 – Recensione Creativa

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Ciao readers, io sono Oreste! Cate vi aveva già parlato di me, dicendo che sarei entrato nel blog come collaboratore. Eccomi perciò qui, oggi, con la mia prima recensione! Vi parlerò della seconda stagione di Umbrella Academy, ma in una maniera leggermente diversa dal solito poiché all’interno della recensione troverete anche un’illustrazione che ho realizzato subito dopo la visione della serie. È per questo che l’ho chiamata recensione creativa. Ma adesso bando alle ciance e parliamo di Umbrella Academy.

Trama

Cinque ha avvertito la sua famiglia (così tante volte) che usare i poteri per fuggire dall’apocalisse di Vanya del 2019 sarebbe stato rischioso. Bene, aveva ragione: il salto nel tempo sparpaglia i fratelli per tutta Dallas, in Texas, per un periodo di tre anni a partire dal 1960. Alcuni, rimasti bloccati nel passato per anni, si sono costruiti una nuova vita e sono andati avanti, certi di essere gli unici sopravvissuti. Cinque è l’ultimo ad atterrare, nel mezzo del giorno dell’apocalisse, che – spoiler! – è il risultato dell’interruzione temporale (qualcuno ha un déjà vu?). Ora i membri dell’Umbrella Academy devono trovare un modo per ricongiungersi, capire cosa ha causato il giorno dell’apocalisse, fermarlo e tornare al tempo attuale per bloccare quell’altra apocalisse. Il tutto mentre vengono cacciati da un trio di spietati assassini svedesi.

Prima di iniziare volevo dirvi due cosine. La prima è che potete trovare l’illustrazione, in vendita come stampa, nel nostro negozio, Pendragon’s Shop, cliccando direttamente QUI; la seconda è che ho pubblicato anche un video su YouTube dove, oltre a parlarvi della serie tv, vi mostro anche l’illustrazione nel dettaglio, insieme alla sua realizzazione. Potete trovare il link del video QUI.

Questa seconda stagione presenta 10 puntate come la prima, e devo dirvi che anche stavolta è stato subito amore a prima vista. Fin dalla prima stagione, Umbrella Academy mi ha affascinato con questo suo modo di narrare un po’ sopra le righe. Nonostante alcune scene volutamente trash, grazie a questo tipo di contesto eccessivamente – scusate la ripetizione – eccessivo, anche le scene più insignificanti vengono enfatizzate a dismisura, giocando molto spesso anche con il rapporto di amore e odio che c’è tra i vari protagonisti. 

Si nota, infatti, fin da subito che sono una famiglia, sì, speciale, ma soprattutto atipica. Ogni personaggio ha i propri mostri e i propri difetti, così come i propri pregi (anche se pochi). Quello che distingue questa serie da altre saghe supereoristiche è proprio questa molteplicità di difetti all’interno dei personaggi; questo aiuta molto a immedesimarsi e a empatizzare con loro, rendendoli più reali e meno stereotipati.

La seconda stagione parte letteralmente a bomba: con l’imminente fine del mondo accompagnata da una magnifica canzone di Frank Sinatra, e introducendo la grande novità di questa stagione, ovvero l‘ambientazione. Ci troviamo adesso in un’America dei primi anni ‘60, dove le discriminazione la fanno ancora da padrone. In questo contesto ho trovato molto interessante la presenza di diversi riferimenti all’emancipazione dei neri, e ritengo che la tematica risulti ancora molto attuale e cada a pennello, visti sopratutto i recenti avvenimenti che hanno scosso l’America, e proteste relative al Black Lives Matter. Troveremo, quindi, come ho detto, parecchie scene dove ci sono proteste realmente avvenute all’epoca riprodotte quasi fedelmente, e vedremo diversi volti conosciuti come Martin Luther King e Malcom X. Oltre alle discriminazioni verso i neri, notiamo comunque anche una forte impronta omofoba, sempre caratteristica dell’epoca. Ho adorato, quindi la cura maniacale nel riprodurre l’America di quel periodo, rendendo il tutto in maniera coerente e realistica.

Tutto questo non sarebbe stato possibile senza un ottimo comparto tecnico. La fotografia ha avuto un miglioramento notevole rispetto alla prima stagione: luci, ombre, ogni inquadratura ha i suoi perché e i suoi colori, regalando così un effetto molto vintage alla produzione. Anche la regia ha fatto passi da gigante, giocando molto con i ritmi della storia rendendoli frenetici, ma non frettolosi, riuscendo a dare il giusto background ad ogni personaggio. La narrazione, anche se non fa gridare al miracolo, nell’insieme funziona. Riesce ad emozionare nonostante i ritmi spezzati e regala attimi di mindfuck assurdi.

Ogni personaggio è stato ben caratterizzato, e lo si evince dalla crescita dei vari protagonisti, logicamente cambiati da questa time-line. Partiamo da Numero 1, Luther, la forte morale che l’ha sempre contraddistinto viene spezzate dalle numerose delusioni, portando a un cambiamento notevole del personaggio. Diego, invece, resta attaccato ai suoi ideali cercando di fare l’eroe anche in un’epoca diversa dalla sua, ma un nuovo personaggio lo distrarrà da quelli che sono i suoi obiettivi. Allison, visti gli avvenimento che hanno preceduto questa stagione, impara a non fare più affidamento sul suo potere, ma cercando di ottenere tutto con le proprie forze. Su Klaus non posso dire molto perché ho paura di fare spoiler, posso solo dirvi che ha lasciato il segno. Numero 5 si conferma il giusto leader del gruppo, il suo cinismo aumenterà a dismisura, fino a raggiungere quasi la follia. Ben, è ovviamente legato a Klaus, per cui anche parlando di lui mi ritroverei a fare spoiler, posso però dire che gli è stato dato molto più spazio rispetto alla precedente stagione, colmando anche alcune lacune (ps: è un tenerello). Vanya ripartirà da zero riscoprendo sé stessa e il suo potere. Purtroppo non tutti vengono valorizzati a dovere lasciando ancora alcune domande senza risposta, nella speranza di scoprirne di più nella prossima stagione.

In conclusione la seconda stagione di Umbrella Academy convince, stupisce, ma soprattutto si migliora nonostante qualche piccola sbavatura. Ha saputo tenermi incollatato allo schermo aumentando la mia curiosità e voglia di sapere, e credo che quando una serie, nonostante i suoi toni sopra le righe, riesce a farti riflettere e venire voglia di guardarla per ore e ore, quella serie abbia fatto centro.

Vorrei recuperare al più presto anche la Graphic Novel, nella speranza sia di scoprire cose nuove che non sono state trattate nella serie tv, sia per vedere le differenze che ci sono tra i due media. Il mio voto oggettivo per questa stagione è di 4.5 pixel, mentre quello soggettivo, e ricco di amore, è di 5.